La bambina numero otto di Kim van Alkemade

TRAMA

New York, Anni Cinquanta. Per Rachel, infermiera dalla vita regolare e solitaria, il passato è un buco nero dal quale è riuscita a fuggire per miracolo. Quando però incontra Mildred Solomon, anziana paziente senza più speranze di guarigione, d’un tratto qualcosa nel suo subconscio si slaccia, i ricordi rimossi tornano a galla, prendono il sopravvento. Perché Rachel e la Dottoressa Solomon, come la donna vuole essere chiamata, si sono già conosciute tanto tempo fa, quando Rachel non era ancora Rachel, ma solo la bambina numero otto, un’orfana di pochi anni affidata a un istituto nel Lower East Side di Manhattan. Ma chi è veramente la Dottoressa Solomon? La madre surrogata che si prendeva cura degli sfortunati orfani – unico raggio di luce nella tormentata esistenza della piccola Rachel – o una donna fredda e cinica, votata alle proprie ambizioni e pronta a tutto nel nome della scienza? Solo chiamando a raccolta i fantasmi della memoria Rachel potrà trovare le risposte di cui ha bisogno, e diventare finalmente padrona del proprio destino. Kim van Alkemade prende spunto da fatti realmente accaduti per mettere in scena un dramma incalzante sui temi dell’abbandono, del tradimento e del riscatto. Creando, nella figura di Rachel, un’indimenticabile eroina in bilico tra luce e ombra, tra vendetta e perdono.

LA MIA OPINIONE

La storia inizia però nel 1919, Rachel è una bimba di quattro anni capricciosa che adora suo fratello Sam che ha sei anni. La loro è una famiglia modesta ma all’apparenza felice e quando la tragedia li investe i due piccoli vengono trasferiti in un orfanotrofio. I bambini si trasformano in numeri e solo grazie al loro coraggio possono sopravvivere in quell’ambiente crudele e pieno di sofferenza. Le malattie regnano sovrane, morbillo e poliomielite deturpano i piccoli ospiti delle strutture. Ma la vera tragedia sono gli esperimenti che alcuni medici hanno praticato su piccoli pazienti sani: i raggi X sono ancora una scoperta e gli effetti collaterali pressochè sconosciuti. Solo anni dopo alcuni bambini diventati adulti sviluppano tumori riconducibili agli esperimenti subiti.
In questo libro, ispirato a fatti realmente accaduti, possiamo incontrare i due punti di vista: la bambina che subì gli esperimenti e che una volta adulta scopre di avere un cancro al seno e la dottoressa che praticò su di essa i suoi studi sui raggi X. La prima che, diventata adulta cerca vendetta e pretende delle scuse e la seconda che invece è priva di sensi di colpa e che pensa solamente alla mancata notorietà nell’ambiente medico.
Una storia toccante che tocca il tema degli esperimenti su cavie umane che difficilmente si trova nei romanzi, scritto con delicatezza ed emozione, trattando temi come anche l’omossessualità in modo scrupoloso ma mai ripetitivo.
Questo è un libro che si ama dalla prima pagina all’ultima.

Buona lettura!

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The Danish Girl di David Ebershoff

Questo romanzo l’ho scoperto solo ora grazie al film, che tra parentesi non ho ancora visto, e mi ha incantato da subito: la narrazione si concentra in circa un decennio di vita (anni Venti e inizio Trenta del Novecento) di Einar Wegener, pittore danese realmente esistito.
Einar si sposa con Greta, sua allieva all’Accademia di Belle Arti, ed insieme vivono tranquilli a Copenaghen: lui dipinge le solitarie paludi in cui è nato e cresciuto e lei dipinge ritratti di personaggi noti. Tutto cambia quando Greta per finire un suo ritratto chiede al marito di posare per lei con vestiti femminili; i tratti dell’uomo bellissimi e delicati come quelli di una ragazzina ne fanno così la musa ispiratrice per Greta che ormai non può più fare a meno del marito in quei panni per trovare ispirazione e dipingere. Quello che Greta non immagina subito è che in Einar è in atto un cambiamento profondo: l’uomo si immedesima a tal punto da scoprire la sua vera identità. Nasce così Lili Elbe che man mano che il tempo passa offusca sempre di più l’immagine di Einar Wegener, portandola ad innamorarsi, a crearsi una vita indipendente cancellando irreparabilmente ciò che ha sempre creduto di essere. In un’epoca in cui ogni comportamento fuori dagli schemi viene represso in maniera drastica, il protagonista decide di affrontare la prima operazione chirurgica per cambiare sesso.
Questo è un romanzo che racconta le complicazioni di un matrimonio unico, un nido dove due persone possono manifestarsi per quello che sono senza paura e pregiudizi. Greta dimostra un’incredibile forza nell’accettare Lili nella sua vita matrimoniale, rinunciando a poco a poco alla presenza di Einar, l’uomo che amava con tutto il suo cuore.
Lili Elbe è una donna meravigliosamente coraggiosa che trova il modo di dire davanti al mondo intero “QUESTA SONO IO!” incoraggiando tutti ad essere se stessi.

Buona lettura! Caldamente consigliato per la sua poesia e dolcezza nel raccontare un tema delicato.

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Maledetta realtà di Spicy Pepper

Ecco il seguito di “Maledetta Fantasia”.
Giulia, famosa scrittrice italiana, torna dal caotico viaggio in America che le ha sconvolto la vita e fatto conoscere Liam, attore sconvolgentemente bello ma arrogante all’ennesima potenza.
La loro storia d’amore viene interrotta bruscamente nel primo romanzo e riprende in questo secondo libro. Giulia viene riportata quasi a forza a New York ritrovandosi suo malgrado il centro di un triangolo amoroso che coinvolge Luca (suo migliore amico) Liam e Albert. Inizia così una serie di litigi e incomprensioni al limite tra la fantasia e la realtà di Giulia che ancora non sa decidere come comportarsi, rimandando un lieto fine…
In “Maledetta Realtà” Giulia deve fare i conti con il passato della famiglia di Liam e Albert eterni rivali in tutto, anche nell’amore che provano per la protagonista. E come se non bastasse Luca inasprirà ancora di più i conflitti…
La storia è intrigante e piena di passione ed erotismo, peccato che l’abbia trovato un pò confusionario, la lettura non è stata delle più entusiasmanti… Aspetto però al più presto il seguito sperando in un lieto fine per Giulia!

Buona lettura!

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Non ho paura del buio di Robert Dugoni

Tracy Crosswhite è una detective della polizia di Seattle e da vent’anni cerca la verità sulla morte della sorella Sarah attribuita, forse erroneamente, ad uno stupratore seriale.
Quando i resti del corpo di Sarah vengono rinvenuti sui monti Cascade della cittadina natale, Tracy inizia di nuovo a scavare nel passato della sua famiglia: la madre che soccombe al dolore, il padre che cerca di tenere i fatti nascosti alla figlia superstite. In tutto questo intrico di emozioni per Tracy, lo sceriffo sembra volere insabbiare ancora di più il mistero che avvolge la morte di Sarah.
La detective dovrà far fronte a dolorose verità fino a diventare essa stessa una vittima.
Una trama davvero avvincente, che lascia il dubbio sul colpevole fino alla fine, ricca di colpi di scena e con una scrittura scorrevole. Anche l’ambientazione ha fatto la sua parte, i boschi, il paese piccolo dove tutti si conoscono e sono partecipi delle tragedie che accadono; la bufera di neve che colpisce i monti Cascade accresce poi la forza della storia e della narrazione.
E’ stata una lettura piacevole ed emozionante.

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Le ragazze di Kabul di Roberta Gately

Elsa è americana e porta con sè una grande vocazione: aiutare gli altri. E’ per questo motivo che studia a fondo per diventare infermiera; ma il suo bisogno di dare una mano aumenta sempre di più fino a portarla a offrirsi volontaria per l’Afghanistan. Qui si adatta ai costumi locali senza però riuscire a rinunciare ai suoi rossetti. E sarà proprio un rossetto a far conoscere alla giovane infermiera Parween, una giovane ribelle che non si piega al regime dei talebani. Nasce così una profonda amicizia che cambierà per sempre le vite di Elsa e Parween.
Una bella storia di amicizia tra due donne completamente diverse che non accettano di sottostare al rigoroso regime talebano. Peccato che ci si perde nella storia d’amore tra Elsa ed un soldato americano e non ci siano particolari che descrivono invece la vita che sono costrette ad affrontare le donne afghane, tutto viene affrontato con troppa leggerezza secondo me. Purtroppo è una storia che non ha lasciato il segno, mi ha dato poche emozioni e sicuramente non resterà nella mia memoria a lungo.

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Gotland. L’isola di Dio di Hakan Ostlundh

Isola di Gotland, Svezia. Fredrik Borman è un detective alle prese con la crisi di mezza età: un matrimonio in crisi e una relazione con una collega più giovane. Ma tutto passa in secondo piano quando sull’isola due ragazzi di origine egiziana vengono uccisi con un colpo di pistola. Come se non bastasse Gotland si ritrova nel panico più assoluto quando qualche giorno dopo esplode un ordigno a bordo di un traghetto. Si tratta di terrorismo o di razzismo allo stato puro?
Sarebbe stata una bella trama se l’autore non avesse dato troppo peso ai fatti personali del detective e del resto della sua squadra investigativa; ha tralasciato troppo alcuni personaggi che compaiono e scompaiono come meteore senza capirne il motivo, sarebbe stato meglio non crearli proprio. Il tema del terrorismo che sembra essere il filone principale della storia viene scartato e solo a grandi linee si capisce il motivo che porta all’uccisione dei due egiziani. Avrei preferito che si sondasse di più il carattere del personaggio che alla fine è l’assassino invece di relegarlo a elemento marginale.

Una lettura senza impegno…

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